Palinsesto dal 4 al 8 marzo Lunedì 4 Marzo h 21 Baba Yaga a cura di Ottavio Adriano Spinelli h 21.45 Paranormal: Una Finestra sull'Ignoto a cura di EPAS Martedì 5 Marzo h 21 Terra Nuova a cura di Gigi Capriolo h 21.45 Astrologia Gioiosa a cura di Laura Bottagisio Mercoledì 6 Marzo KeltoInternational h 21.00 Isabel's Quest h 21.45 Mahakala con Antonella Vicini Giovedì 7 Marzo h 21 Ecoanemia a cura di Erica Baker h 21.45 Paganesimo Oggi a cura di Sarah Bernini Venerdì 8 Marzo h 21 Angoli e Vettori a cura di Vykhn Harthaan h 21.45 Vita da Strega a cura di Amanda Pitto < Monday March 4 9pm Baba Yaga by Ottavio Adriano Spinelli 8.30pm Paranormal: A Window on the Unknown by EPAS Tuesday March 5 9pm New Earth by Gigi Capriolo 9.45 Joyous Astrology by Laura Bottagisio Wednesday March 6 KeltoInternational 9pm Isabel's Quest 9.45pm Mahakala with Antonella Vicini Thursday March 7 9pm Ecoanaemia by A Sound of Silence 9.45pm Paganism Today by Sarah Bernini Friday March 8 9pm Angles and Vectors by Vykhn Harthaan 9.45pm Bewitched by Amanda Pitto>

martedì 5 marzo 2013

PALINSESTO DAL 4 MARZO AL 8 MARZO 2013

Lunedì 4 Marzo h 21 Baba Yaga a cura di Ottavio Adriano Spinelli h 21.45 Paranormal: Una Finestra sull'Ignoto a cura di EPAS
 Martedì 5 Marzo h 21 Terra Nuova a cura di Gigi Capriolo h 21.45 Astrologia Gioiosa a cura di Laura Bottagisio
Mercoledì 6 Marzo KeltoInternational h 21.00 Isabel's Quest h 21.45 Mahakala con Antonella Vicini  Giovedì 7 Marzo h 21 Ecoanemia a cura di Erica Baker h 21.45 Paganesimo Oggi a cura di Sarah Bernini  
Venerdì 8 Marzo h 21 Angoli e Vettori a cura di Vykhn Harthaan h 21.45 Vita da Strega a cura di Amanda Pitto 

Monday March 4 9pm Baba Yaga by Ottavio Adriano Spinelli 8.30pm Paranormal: A Window on the Unknown by EPAS Tuesday March 5 9pm New Earth by Gigi Capriolo 9.45 Joyous Astrology by Laura Bottagisio Wednesday March 6 KeltoInternational 9pm Isabel's Quest 9.45pm Mahakala with Antonella Vicini Thursday March 7 9pm Ecoanaemia by A Sound of Silence 9.45pm Paganism Today by Sarah Bernini Friday March 8 9pm Angles and Vectors by Vykhn Harthaan 9.45pm Bewitched by Amanda Pitto

martedì 20 marzo 2012

VISITARE LUOGHI 24-25 MARZO

Ciao keltoniani

ricevo e pubblico questo annuncio perché è davvero interessante!

************************

Giornate del Fai, 24-25 marzo‏

Vi segnalo che questo weekend ci saranno le Giornate FAI di Primavera,
con la possibilità di visitare in tutta l'Italia 670 luoghi
(chiese, castelli, palazzi nobiliari, ville d’epoca romana, etc.),
molti aperti solo per questa occasione.

A chi realizzerà un fotoreportage sull'evento, in uno dei luoghi previsti,
riceverà un bonus di 100 punti karma. Informazioni qui:

Informazioni sulle Giornate FAI le trovate in questo articolo:

Alla prossima!

Massimo Di Bello
Redazione Comuni-Italiani.it
 

venerdì 16 marzo 2012

IL CANSIGLIO PUO' DIVENTARE "PATRIMONIO DELL'UMANITA'"

Fonte: OGGI TREVISO

Il presidente del Gruppo Grotte di Treviso lancia la proposta
PIEVE DI SOLIGO, – «Ci sono progetti pericolosi sul Cansiglio. Penso invece si debba lavorare perché questo sito straordinario venga dichiarato Patrimonio dell’Umanità».
Lo ha affermato, ieri sera a PaesAgire, Antonio De Vivo, presidente del Gruppo Grotte di Treviso, fondatore dell’associazione La Venta, e autore, assieme a Tullio Bernabei, del documentario Cansseja, nel cuore del Cansiglio.
«Ci sono dei progetti di vendita a privati di pezzi del Cansiglio e di impianti sciistici che fanno preoccupare – ha rincarato De Vivo -.

Sembra che la politica del denaro faccia dimenticare il valore reale dei mondi in cui viviamo».
E il valore reale dell’altopiano non è determinato solo quello che si vede - la bellissima foresta, la piana, i rilievi, le doline - ma anche ciò che sta sottoterra, le oltre 200 cavità tra grotte, inghiottitoi, forre di straordinaria bellezza, che drenano l’acqua per convogliarla nella profondissima sorgente del Gorgazzo a Polcenigo.
Anche la zona del Felettano e di Refrontolo è piena di grotte, ce ne sono ben 18 e di grande valore naturalistico come la grotta dei Nottoli o quella delle Fave, ricche di concrezioni calcaree di eccezionale pregio.

Negli anni Sessanta – ha denunciato Diego Merotto, del Gruppo Grotte dell’Altamarca – molte di queste cavità sono state usate come discariche. Un vizio, in certe zone, ancora diffuso.

Ma a minacciare questi ambienti è, per Merotto, «la chiusura di tanti inghiottitoi per metterci sopra vigneto. Prosecco, prosecco, prosecco, ma così si sacrifica la fauna che c’è dentro», come il niphargus un piccolo crostaceo ipogeo.
«I più grandi responsabili dell’utilizzo sbagliato delle grotte sono stati proprio gli speleologi, che hanno lasciato dentro molti materiali – ha affermato De Vivo -. Grazie a “Puliamo il Buio” sono state ripulite molte cavità, estraendo centinaia di sacchi di rifiuti.

Nel caso del Bus de la Lum, in Cansiglio, c’erano 10 metri di rifiuti prima di arrivare al fondo».
Nicola Sergio Stefani, assessore alla Cultura del Comune di Pieve di Soligo, che ha moderato l’incontro, ha spiegato il senso dell’iniziativa: «Le viscere della terra per millenni sono state considerate come un luogo negativo: dall’Ade degli Antichi all’Inferno della civiltà cristiana il regno del male è sempre stato collocato sottoterra.

Forse è per questo motivo che nella popolazione non ci sono mai state troppe remore verso tale parte nascosta del paesaggio che, con quest’evento di PaesAgire, abbiamo voluto portare alla luce, mostrare in tutta la sua bellezza e poesia, coglierne il lato misterioso e fiabesco, non luciferino, meravigliarci di fronte alla sapienza della natura.

Augurandoci che cresca in questo modo la coscienza della necessità di salvaguardare anche questa porzione unica di territorio
».
Si è parlato anche del Montello, con le sue 90 cavità naturali e il suo primato: nelle sue viscere si nasconde la seconda grotta più lunga mondo per quel tipo di roccia (il conglomerato): si tratta del Castel Sotterra, le cui meraviglie sono state mostrate al pubblico attraverso una serie di diapositive.
L’evento è stato organizzato in collaborazione con il Gruppo Grotte di Treviso.

Ha partecipato al dibattito anche il geologo e assessore Gino Lucchetta.

domenica 11 marzo 2012

TRIFOGLIO IRLANDESE BELLISSIMO:

Trifoglio irlandese
Trifoglio IrlandeseIl trifoglio (Shamrock) è da sempre uno dei simboli dell'irlanda. Secondo la leggenda il legame tra il trifoglio e il santo patrono dell'isola San Patrizio risale al 1669 circa. Infatti una moneta di quell'anno mostra il santo nell'atto di innalzare un trifoglio. Altri documenti fanno risalire al 1776 la prima documentazione certa che ritrae San Patrizio nell'atto di camminare con una croce verde e una foglia del trifoglio.
La tradizione orale delle popolazioni tramanda la storia che San Patrizio usò una foglia di trifoglio per divulgare la dottrina della Trinità; in questo modo si spiega il perché il giorno di San Patrizio coloro che festeggiano questa ricorrenza portano, insieme alla tradizionale croce, una foglia di trifoglio singola e non l'intero ramoscello. Inizialmente le croci utilizzate nel giorno di San Patrizio erano rosse, ma dalla fine del 17th secolo queste furono rimpiazzate da quelle verdi. Questo cambiamento si pensa sia stato dovuto all'influenza del trifoglio irlandese e al fatto che la croce rossa era riconducibile all'odiato dominio inglese.
Il trifoglio irlandese é rimasto un inequivocabile simbolo irlandese ed é associato in tutto il mondo, sopratutto dove sono presenti comunità irlandesi, all'Irlanda. Esso é in effetti utilizzato dagli emigranti  come un simbolo inequivocabile di appartenza ed appare in qualsiasi luogo si festeggi il giorno di San Patrizio. 



RICETTE DEI CELTI:

Irlanda

Ricette tipiche irlandesi

 

ricette tipiche irlandesi
pane_irlandese_soda_breadTrovere sicuramente delle ottime ricette irlandesi, adatte ai vostri gusti. Parte della gastronomia irlandese ha origine dalla cultura celtica e druida che sin dal 600 a.C. ha influenzato la popolazione irlandese per il successivo millenio e oltre.
Le culture celtiche avevano una cucina principalmente bovina, la quale produceva in particolare burro, formaggi e latticello, naturalmente carne (in genere conservata sotto sale) usata in particolare per forti stuffati.
Tra le bevande troviamo una delle tradizioni ancora oggi ben gradite dal popolo irlandese: l'idromele, una bevanda a base di miele, acqua e lievito.
Con l'avvento dei Normanni nel XII secolo vengono introdotti nuovi metodi culinari e nuovi ingredienti anche se questi non hanno assunto forti eredità gastronomiche nella popolazione irlandese.
Tralasciando la cucina irlandese nel periodo britannico che è caratterizzata da una semplicità sostanziale, ci si rivolge direttamente al XVII secolo e all'avvento del ?bene di Dio?, come viene chiamato dal popolo dell'isola, la patata.
La patata, oggi come allora, continua ad essere ingrediente principale della cucina irlandese. Essa viene infatti usata negli stuffati, nel pane e nei dolci, o nei piatti tipici come il Colcannon una sorta di purè di patate misto ad aglio e cavolo verza.
Molti inoltre i vegetali usati a contorno nei piatti di carne o di pesce quali piselli, carote, cavolo verza, bianco o tipo broccoli.
Tra i piatti principali della cucina irlandese non si può non menzionare in particolare il famoso pane irlandese, in particolare l'Irish soda bread (pane che utilizza il bicarbonato di sodio), che tradizionalmente viene cucinato nel fuoco vivo, e ancora il pane al frumento, e i tipici farls abbreviazione di fardel (come sopra ma di forma grossolana e triangolare) e il Blaa (morbide pagnote rotonde di biane bianco).
Come in tutte le culture anglossassoni anche in Irlanda si presta particolare attenzione alla colazione. Il tipico ?Full Irish Breakfast? si presenta, oltre che con il tipico uovo fritto, bacon e fagioli, con la variante dei noti Blood Pudding, il tipico sanguinaccio (salsiccioto) al sangue, o il White Pudding che al posto del sangue usa l'avena come ingrediente principale.
L'avena viene inoltre usata anche per la colazione a base di Porridge, la famosa pappetta della colazione fatta di avena o altri cereali, acqua o latte, oggi più usata nelle colazioni anche in alternativa alle sempre più frequenti colazioni di sole pane e marmellata.
I pasti principale sono spesso caratterizzati da piatti di terra o di mare. Tra i piatti di terra troviamo in particolare gli stuffati di carne, (ottimo il prosciutto tipo bacon e cavolo bolliti nell'acqua o ancora lo stuffato di agnello e patate). Un altro piatto tradizionale è il Boxty, una squisita crepe alla patata, o ancora il Coddle una sorta di salsiccie di maiale bollite e in particolare il Coddle di Dublino (patate rosolate con salsiccia e bacon).
Ricordiamo inoltre le ottime zuppe (in particolare la zuppa di patate e la zuppa di piselli), i bolliti di carne tra cui il Crubeens (piedini di maiale salati o frattaglie bollite e gustate con i cavoli), l'ottimo Drisheens (salsiccie di carne di pecora al sangue), o ancora il Limerick Ham (prosciutto arrostito con mostarda e gin), e i tradizionali Uaineoil Faoi Chrusta (succulento agnello arrosto)
L'irlanda offre anche ottimi piatti di mare tra cui freschi salmoni e trote, ostriche, e altri tipi di costracei. Si consigliano in particolare la squisita Aragosta di Dublino (aragosta alla crema e al whiskey), la Scallop pie (capasante grattinate con patate a purea), Smoked Cod Pie (merluzzo grattinato con patate a purea) e il Soused Mackerel (sgombro marinato all'aceto)
Tra le bevande irlandesi al primo posto si presenta la birra e in particolare la birra Guinness (prodotta a Dublino) e la Harp, famose in tutto il mondo.
Tra le altre varie produzioni di birra ricordiamo la dolce Murphy's e la forte Beamish's di Cork, o ancora le scure O'Hara's di  Carlow, Porter House di Dublino, la Well Brewery di Cork o ancora la rustica Ales di Smithwick's.
Citiamo inoltre il famoso Cider meglio noto in italiano come Sidro (bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione delle mele). In Irlanda in particolare consigliamo il Bulmers Cider (anche conosciuto con il nome di Magners) prodotto in Clonmel, contea Tipperary.
L'idromele, il whiskey irlandese e il famoso Irish coffee completano il quadro delle bevande della tradizione irlandese.
In Irlanda troviamo inoltre la tradizione del Tè (pare in maniera più sentita che in altre parti del mondo) che nel pomeriggio si accompagna agli ottimi dolcetti biscottati Scones, piccolo preludio ad una leggera cena serale che spesso si preferisce effetuare al pub in compagnia degli amici e al suono tipico delle ballate irlandesi.
I dolci irlandesi sono ormai conosciuti in tutto il mondo e risentono anch?essi delle antiche culture celtiche e normanne. Tra i più noti citiamo lo squisito Barmbrack (pane infornato con la frutta), il Plum Pudding (budino con i candidi), il Porter cake (un'ottimo tortino alla birra) e naturalmene gli Scones spesso accompagnati al mitico Irish Coffee (caffè con la crema e il whiskey)

 

 

FONTE:http://www.irlanda.cc/ricette-tipiche-irlandesi.html



100 A..C.., I CELTI (MITICO POPOLO)

I Celti sono semplicemente conosciuti come i Barbari o meglio ancora come Galli.
Per i greci "Barbari" erano tutti coloro che non parlavano la loro lingua.
La parola celtico ha origine dal greco "keltai" che gli abitanti della colonia greca di Marsiglia, attribuivano ai membri di queste tribù belligeranti.
Si dice che attorno all'anno 4.000 a.C. esisteva una civiltà denominata Atlantide, che abitava nella zona del Baltico, in particolare nello Jutland e nella bassa Scandinavia. Questa civiltà (racconta Erodoto), era particolarmente progredita. Abile nella costruzione dei templi e negli stadi, aveva una certa esperienza nella navigazione. Una violenta attività sismica  del II millennio a.C. che interessò un vastissimo territorio
andante dal Sinai all'Islanda, fece tramontare tale civiltà.
I discendenti furono costretti a migrare ed ad adattarsi alle nuove realtà territoriali, mischiandosi alle tribù locali. La nuova "razza" divenne la nostra gente celtica, tenutaria dei misteri di Atlantide. Ne sono testimonianza la costruzioni megalitiche ancora oggi visibili: dei Menhir ("pietra lunga"), i Dolmen ("lastra di pietra sovrapposta"), i "Cromlech" (blocchi disposti in cerchio) della Bretagna, dell'Irlanda , del Galles e dell'Inghilterra (Stonehenge) opere di una civiltà megalitica che avrebbe avuto origine e durata plurimillenaria sulle coste dell'Atlantico e sarebbe da collegarsi al mito di Atlantide, di cui riferisce Platone.
Il livello avanzatissimo raggiunto da tale civiltà, le fece trovare una strada verso il mediterraneo. I cosiddetti "popoli del mare" che assalirono l'Egitto intorno al 1150 a.C. ed i Filistei che si insediarono in Palestina.
Altri affermano che a partire dal III millennio a.C., un poderoso flusso migratorio, portò dei popoli provenienti dall'Est a sovrapporsi alle popolazioni ideoeuropee neolitiche. I Celti ne sarebbero una derivazione, insieme agli Indiani, Romani ed Armeni.
La caratterizzante dei popoli indoeuropei era una religione fondata su tre principi: la sovranità, la forza e la fecondità, a cui corrispondono nell'organizzazione sociale l classi dei sacerdoti, guerrieri e contadini.
Ma la prima vera testimonianza si ha nel VIII secolo a.C. quando in Europa ci si avvia all'Eta del Ferro. Nell'Austria Superiore nella città di Hallstatt, dove verrà scoperta un importante necropoli (più di mille sepolture). Tale città sorge in una vallata alpina ("alp" è una parola celtica) ad oltre 1.000 metri di altitudine ricca di salgemma. Il sale era fondamentale per la conservazione dei cibi. In tale città nascono miniere per estrarre tale minerale, si specializza la falegnameria per rinforzare i telai delle galleria, la lavorazione del ferro per la costruzione degli attrezzi, la costruzione di carri a ruota per il trasporto attraverso i sentieri di montagna. Merce di scambio assai pregiata era l'Ambra gialla (una resina fossile) che si trovava nell'Europa Settentrionale, sulle coste, dove si erano insabbiate le foreste di conifere travolte dagli antichi cataclismi. Utilizzata per fabbricare oggetti ornamentali (gioielli, amuleti…), acquistò un valore paragonabile a quello dell'oro e venne pertanto utilizzata anche come mezzo di scambio.
E' assai probabile che i centri della cultura di Hallstatt costituissero dei poli di smistamento commerciale: delegazioni mercantili delle regioni artiche vi giungevano con pelli di animali ed ambra e tornavano al Nord con manufatti di ferro e con il sale; mercanti greci ed etruschi vi prelevavano l'ambra ed il sale, portandovi i prodotti tipici del Sud. Uno dei quattro percorsi più importanti (detti "le vie dell'ambra") portava alla colonia greca di "Massaia" (l'attuale Marsiglia), da cui la nascita del nome Keltai, ad indicare l'etnia celtica.
E' estremamente difficile risalire alla storia dei celti poiché essa era una civiltà rurale, stanziata in una fitta rete di villaggi collegati fra di loro, pochi erano i grandi centri urbani. Inoltre non esistono fonti scritte celtiche poiché, per divieto religioso, non si poteva utilizzare la scrittura per tutto ciò che non avesse attinenza con il sacro. 
Restano le testimonianze tramandate dai bardi, ovvero dei poeti celti abili nell'improvvisare versi sulla gesta dei loro signori ed eroi.
Nel 300 a.C. Platone definisce i celti come una popolazione bellicosa e smodata nel consumo del vino, mentre Aristotele (nelle opere Politica e l'Etica) descrive il coraggio sul campo e la disciplina, tacciandoli tuttavia di scarsa intelligenza. Posidonio (100 a.C.) definisce il popolo celtico, coraggioso e franco, ma facilmente suscettibile, appassionato degli ornamenti e degli onori, amante dei convivi sontuosi.
Nella seconda metà del V secolo a.C. alcune tribù celtiche varcarono i passi alpini e scesero in Italia. Gli Insubri, i Leponzi e i Cenomani trovarono la loro sede a nord del Po, i Boi, i Lingoni ed i Senoni varcarono il fiume suddetto, conquistarono città etrusche e si espansero in tutta l'Emilia e lungo la costa adriatica. Solo i liguri ed i veneti riuscirono ad arginare l'invasione celtica anche se, con il tempo, si fusero con essi facendo nascere i Celtoliguri in Piemonte e Liguria
Nel 390 a.C. i Senoni, guidati da Brenno, assediarono la città di Chiusi riportando una schiacciante vittoria il 18 luglio del 390 a.C. conto le legioni romane. Roma rimase indifesa. Solo il Campidoglio (grazie all'allarme lanciato dalle famose oche) resistette a Brenno. Per impedire che gli invasori incendiassero la città, i romani furono costretti all'umiliante riscatto di mille libre d'oro. Un esercito di soccorso guidato dal dittatore Camillo riuscì a liberare la città.
Ma non tutti i celti combattevano contro i romani, alcuni erano loro alleati, poiché molti guerrieri celti si mettevano al servizio di chi offriva loro denaro.
Ciò che risulta interessante sottolineare, è la collaborazione che si creò tra i primi coloni celti e le successive ondate migratorie, che si susseguirono fino a tutto il IV secolo. La comunanza di usi, costumi, lingua e culti religiosi, non fece altro che cementare accordi ed unioni fra le diverse nazioni celtiche che si ritrovarono a fronteggiare unite prima gli Etruschi poi gli Umbri, Veneti ed infine la potenza espansionistica di Roma. Le popolazioni celtiche riuscirono, quindi, per due secoli a radicarsi sul territorio dell'intera penisola italica, vivendo a contatto con le genti autoctone, integrandosi con successo e lasciando tracce indelebili che sono tutt'oggi riscontrabili nella cultura e negli usi di tutta la pianura Padana ed in alcuni paesi del centro e nel sud. Il destino dei Galli cisalpini si decise però, allorquando questi ultimi legarono la propria sorte allo svolgimento dei conflitti punici che videro Roma opporsi alla nascente potenza militare di Cartagine. I celti si schierarono con quest'ultima fin dal 263, contribuendo in modo determinante all'impresa di Annibale iniziata nel 221 con la campagna di Spagna e culminata nel 218 con a Canne. Fu con lo scontro di Talamone ( 225a.C.) e di Clastidium ( Casteggio, 222 a.C.) che il sogno della grande Gallia Cisalpina unita, terminò definitivamente.
Già dal 243 i Celti della Pianura Padana avevano cercato, forse per una sorte di premonizione, l'appoggio dei fratelli d'oltralpe nel tentativo di opporsi in modo solidale alla minaccia espansionistica romana. Le soliti liti e faide interne impedirono che l'alleanza, che forse avrebbe cambiato l'assetto futuro della Storia, si realizzasse…. A Talamone, una coalizione di Insubri, Gesati, Boi e Taurini si immolarono in una gloriosa ma inutile resistenza, troppo presi dal loro ardore per contrastare la gelida efficienza bellica romana.
Poco dopo, a Casteggio, i romani completarono l'opera infliggendo un ennesima cocente sconfitta ai celti, arrivando fino alle porte di Mediolano (Milano) e costringendo gli Insubri a tentare una resistenza disperata fuggendo sulle montagne, per non perire assieme alla loro capitale.
Finiva così un'epoca che aveva visto fronteggiarsi fieramente per duecento anni le due differenti etnie.
Piegati i celti del nord della Gallia Cisalpina, i romani si dedicarono alla disfatta ed all'annientamento di quella che era considerata la più potente fra le nazioni celtiche stanziate al disotto del fiume Po, i Boi. Prima di allora tutta la Valle e pianura Padana, erano considerate dagli stessi romani "Gallia", il resto del territorio era "Italia". Si hanno notizie di eroici e sfortunati tentativi di ribellione da parte dei Galli fino all'82 a. C., allorchè la Gallia Cisalpina venne dichiarata provincia romana, ma un'epoca e la possibilità di una alternativa storica erano definitivamente tramontate. I Celti però non scomparvero. Gran parte dei loro combattenti fu incorporato, il più delle volte a forza, nelle legioni romane contribuendo ai successi bellici dell'Urbe, sui nuovi scenari bellici in Gallia Transalpina ed in Britannia. La classe dei produttori si inserì perfettamente nel tessuto sociale italico, portando con sé un nuove tecniche nella lavorazione dei metalli e degli utensili, ricreando il gusto artistico nella ceramica e nella decorazione. I druidi, poco alla volta, accettarono la nuova religione del Cristo, oppure si amalgamarono con la categoria medica, introducendo preziose nozioni e conoscenze nella preparazione dei medicamenti, e di loro si perse, forse, ogni traccia….

SOCIETA' e RELIGIONE.Alla base della società celtica c'era la famiglia, non monocellulare perché ne facevano parte integrante gli antenati ed i parenti collaterali oltre ai discendenti diretti. In questo modo, come nel caso del clan scozzese, la famiglia poteva essere costituita da migliaia di individui. In genere veniva riconosciuto un capofamiglia, affiancato da una o più mogli, dai figli, dalle nuore e dai nipoti. I matrimoni avvenivano all'esterno della famiglia e, nel caso dei nobili, all'esterno della tribù detta thuath.
I celti riconoscevano comunque l'autorità di un re. Questi rendeva conto alla classe sacerdotale dei Druidi. Il re veniva di solito scelto fra coloro che si erano guadagnati maggiore stima nella tribù, sempre sotto il controllo dei Druidi. Dopo il Re il maggior prestigio sociale spettava ai nobili, la classe dei dei cavalieri da cui dipendeva la sicurezza della tribù stessa. Considerazione appena minore era riservata agli uomini d'arte che erano le persone esperte nell'interpretazione ed applicazione delle leggi, quanto i poeti, i musicisti e gli artigiani dei quali siamo in grado di riconoscere la straordinaria abilità dai reperti di ferro, bronzo, argento ed oro, portati alla luce dagli scavi archeologici.
Vi era, poi, la massa degli uomini liberi, costituita nella sostanza da contadini e dai piccoli allevatori che corrispondevano al re od a un nobile, dei tributi in natura. Gli schiavi erano i prigionieri.
Il territorio occupato da una Tuath era di solito definito da confini naturali (corsi d'acqua, montagne, colline). All'interno la terra non era suddivisa secondo un criterio di proprietà individuale ma rappresentava un bene comune della famiglia.
I druidi controllavano la vita pubblica e privata. Presiedevano non solo il culto, ma esercitavano la loro autorità anche nella sfera morale e culturale. Erano sacerdoti, astrologi, interpreti dei segni divini, maestri e uomini di scienza. Erano l'elemento unificante nel suo particolarismo tribale e nella estensione geografica.
Periodicamente si tenevano assemblee di druidi appartenenti a tribù diverse, che potevano anche essere in contrasto fra di loro. Erano esonerati dal ogni dovere civile e dal pagamento dei tributi.. quando non celebravano i loro complessi e misteriosi riti, insegnavano all'aperto richiamando molti giovani che (spontaneamente) li ascoltavano. La trasmissione del sapere era essenzialmente orale e basata sul continuo esercizio della memoria. Scopo principale dell'insegnamento druidico era la conoscenza della natura, delle sue energie (telluriche e cosmiche), delle sue leggi, dei suoi ritmi.
La Cerchia si ripropone di rievocare un clan celtico che giunse a Muzzano (BI), ben accolto dalla popolazione locale, in quanto si credeva che gli "stranieri" conoscessero il metodo per estrarre l'oro dal torrente e dalla montagna.
I celti erano alti, rudi e grotteschi, ma le loro donne, rosee e bionde, furono subito odiate ed invidiate dalle donne locali. Gli stranieri ben s'integrarono e decisero di festeggiare la loro presenza in questi luoghi con un banchetto sulle sponde dell'Elvo. Finita la cena iniziarono le danze delle donne nordiche, guardate con sprezzo dalle muzzanesi, e con ardore dagli uomini.
Ad un tratto una giovane locale, dopo aver fissato i piedi delle ragazze che danzavano, ridendo si mise a richiamare l'attenzione dei compaesani: "Guardate! …Guardate! …Le straniere hanno i piedi d'oca! …Guardate come sono belle le donne palmipedi!". Le ilarità e gli scherni che ne seguirono offesero i forestieri, i quali decisero di abbandonare la loro dimora, un dirupo a picco sull'Elvo chiamato la roccia delle fate, senza rivelare ai muzzanesi le tecniche per ricavare l'oro dalla montagna e dalle acque.
I forestieri dormirono a Muzzano ancora una notte, e gli abitanti del posto decisero di farsi dire con le buone o con le cattive quali fossero queste misteriose tecniche di estrazione dell'oro. All'alba, con mazze e bastoni, arrivarono velocemente alla caverna dove rimasero abbagliati da una luce folgorante. Una luce magica si dipartiva dalla figura di una fanciulla avvolta in un tessuto d'oro, si trattava di una fata.
Dopo lo stupore iniziale, i vilici decisero che si sarebbero impadroniti anche di lei, ma all'improvviso si drizzo accanto alla fata un grosso serpente sibilante che sputava fuoco. I locali si ricordarono a quel punto di una premonizione che annunciava che dei forestieri avrebbero portato con loro una bionda fata dalla quale apprendevano l'arte di estrarre i metalli, ed il grosso serpente era la loro difesa.
Tutti scapparono a gambe levate tornando alle loro case, mentre il sole ardeva già all'orizzonte. Gli stranieri partirono, i muzzanesi li lasciarono andare indisturbati, mentre il serpente rimase ancora qualche tempo a seminare un po' di terrore, finché anch'esso sparì.